Dalla pandemia alla guerra. L’Europa si è svegliata il 24 febbraio 2022 con i bombardamenti russi sul territorio ucraino. Centinaia, migliaia di morti, tra cui anche numerosi bambini.
Milioni di persone in fuga verso gli altri paesi europei, profughi che hanno vissuto e stanno vivendo da settimane tutto l’orrore di questo insensato conflitto.
Il territorio ucraino devastato, palazzi e centri della cultura e dell’economia fatti a pezzi, nonostante la resistenza eroica dei suoi abitanti guidati dal loro coraggioso presidente Volodymyr Zelenskyj.
Violata la sovranità territoriale di uno stato indipendente, il diritto di un popolo di scegliere da chi farsi governare e con chi stringere accordi e alleanze.
Bombardamenti continui che hanno colpito non solo obiettivi militari ma anche i civili: case, scuole, teatri, chiese, ospedali. Spari sui corridoi umanitari contro la povera gente che cercava di salvarsi. Stanno cercando di resistere in tutti i modi, ma più passano le settimane e più gli orrori si moltiplicano: morti e feriti, deportazioni, rapimenti, stupri.
Difficile ricordare una guerra più spregevole, del tutto incomprensibile come questa possa essere sferrata nel ventunesimo secolo. Gli Ucraini avevano qualche colpa per le stragi nel Dombass? Ammesso che questo venga dimostrato, andavano portati davanti alle corti di giustizia internazionali. Non certo invasi, bombardati, massacrati diecimila volte più ferocemente che in qualsiasi altro conflitto si possa ricordare.
Con che risultati poi per chi ha attaccato? Un paese enorme, la Russia, che non ha certo bisogno di qualche pezzetto di terra in più. Che si ritrova ora reietta ed emarginata sulla scena mondiale, condannata da tutti. Che si è giocata ogni credibilità e ogni fiducia futura, soprattutto considerando con quanta falsità sono stati smentiti accadimenti che invece venivano puntualmente attuati solo poche ore o pochi giorni dopo. Che ha dimostrato di essere ancorata a logiche di un passato che non esiste più e che il suo percorso verso la modernità e la democrazia è ben lontano dal compiersi.
Un paese, la Russia, dove migliaia di persone, rischiando fino a 15 anni di prigione e il licenziamento e le torture, continuano a manifestare per le strade e nelle piazze contro questa guerra e contro questo governo di oligarchi guidati da quel leader glaciale, che chissà come potrà guardarsi allo specchio o dormire la notte con tutti i morti che ha sulla coscienza, compresi le migliaia di ragazzi russi mandati al macello. E poi ci si meraviglia ancora se tanti paesi dell’Est Europa vogliono mettersi sotto la protezione della Nato?
Chi si fiderà più di stringere accordi o alleanze con la Russia dopo quanto è accaduto? Putin si è giocato la credibilità del suo paese e il suo sviluppo futuro, la sua economia, il suo ruolo sulla scena mondiale. Sarà sempre una grande potenza magari, la Russia, ma lasciata ai margini da tutti.
Questo conflitto sta rovinando non solo l’economia russa e quella ucraina, ma sta anche danneggiando pesantemente tutta l’economia mondiale. Dalle materie prime alle fonti energetiche, dal commercio all’industria, moltissimi stanno già pagando il prezzo di questa guerra.
Le nostre comunità e le nostre aziende in primis, che già tanto hanno sofferto nel biennio precedente a causa della pandemia e che ora si trovano senza materie prime e con bollette alle stelle. Il Covid non si poteva evitare, ma questa ancor peggiore situazione certo che si poteva evitare. Bastava usare le parole al posto delle armi. La diplomazia al posto della guerra.
C’è infine la minaccia nucleare. Con 50 bombe nucleari si può distruggere l’intero pianeta Terra. I diversi Paesi ne hanno fabbricate oltre 15.000. Masochisti come peggio non si potrebbe. Tutti. E poi ci sono le centrali nucleari, altrettanto rischiose. Basti pensare ai razzi che le hanno colpite nei giorni scorsi. O anche ad un qualsiasi incidente non preventivato.
Basta un solo errore e sarà la fine per tutti. Uno scenario tremendo e agghiacciante. Proprio quando si stava appena iniziando ad uscire dagli incubi della pandemia e delle sue ristrettezze economiche.
Cosa ci salverà? La speranza di un cessate il fuoco e di un accordo che ponga fine a questo dramma. E poi ci salveranno forse i bambini, con gli occhi tristi e il desiderio di tornare alla normalità in un mondo migliore. E ci salverà un nuovo progetto di futuro, dove sapremo fare scelte che non presentano più rischi così elevati per l’umanità, scelte sostenibili, scelte buone per la nostra società e per la nostra economia, per i nostri paesi.
Gli Ucraini ci hanno dato una grande lezione di orgoglio e di amore per il proprio paese, ci hanno ricordato cosa significa combattere per la propria libertà, per la propria terra.
I manifestanti russi ci hanno ricordato che i nostri diritti, le nostre libertà non sono scontate. Che poter dire quello che si pensa è una ricchezza che non ha prezzo. Che per questi diritti e per queste libertà anche noi italiani abbiamo combattuto per secoli. Dovremo tenerceli cari.
Aiutiamo chi sta vivendo questo incubo, preghiamo che finisca presto, speriamo in un mondo che sia davvero migliore. Lo sarà, ma solo se noi per primi ci impegneremo per questo. Stop war!

Stefania Martelletto
Direttore TQuick Tv